di Fabrizio Razzauti
La fotografia di Veronica Socci, intitolata Istinto Estinto, ricorda immediatamente l’estetica di Henri Cartier-Bresson, maestro del momento decisivo. Il bianco e nero enfatizza il contrasto tra il mondo reale e il mondo immaginario, rappresentato dalla stampa di un dinosauro gigante sullo sfondo. L’immagine cattura un istante in cui un bambino si avvicina curiosamente al bordo di un telone cercando di sbirciare dietro le quinte, per scoprire cosa si nasconde oltre la facciata della realtà. In questo senso, la fotografia può essere interpretata come un lato diverso del mondo che conosciamo, un’esplorazione dei desideri di scoperta e delle illusioni che costruiscono la nostra percezione.
Il bambino, piccolo e fragile davanti all’imponenza della creatura preistorica, diventa simbolo di curiosità e di innocenza. È una figura che sembra interrogarsi su ciò che si trova dietro la tenda, evocando il fascino infantile per il mistero e per ciò che è inaccessibile. Il dinosauro, gigante e feroce, rappresenta un mondo ormai scomparso, un passato che i bambini, affascinati, cercano di comprendere e di rivivere attraverso l’immaginazione. Il contrasto tra il bambino e la creatura diventa anche un confronto tra realtà e fantasia, tra presente e passato, rivelando come l’istinto umano sia intrinsecamente legato alla ricerca di ciò che è trascorso.
La composizione ricorda il “momento decisivo” di Cartier-Bresson: l’autrice cattura con precisione un attimo sospeso, in cui il bambino sembra sul punto di scoprire qualcosa di segreto. Il momento diventa metafora del desiderio umano di esplorare ciò che si cela dietro la superficie delle cose, di avvicinarsi a ciò che appare irraggiungibile. La tenda, quasi banale nella sua semplicità, assume un significato simbolico profondo: separa ciò che è visibile da ciò che è invisibile, ciò che conosciamo da ciò che resta inesplorato. La tenda diventa quindi una barriera simbolica che il bambino cerca di superare, spinto da un istinto primordiale che il titolo, Istinto Estinto, sembra ironicamente sottolineare. L’istinto alla scoperta, alla curiosità, è forse ciò che ci rende umani, un impulso che si tende a perdere con il tempo, sostituito da una visione del mondo più rigida e razionale.
La fotografia ci invita a riflettere sulla bellezza dell’ignoto e sull’importanza di mantenere viva la curiosità. Veronica Socci cattura un momento unico, trasformando un’azione apparentemente semplice in una scena piena di significato. Attraverso l’immagine del bambino e del dinosauro, Istinto Estinto ci ricorda la necessità di esplorare il “lato-B” della realtà, quello nascosto, misterioso, e affascinante, che spesso dimentichiamo di vedere ma che, come il bambino nella foto, non dovremmo mai smettere di cercare.