di Fabrizio Razzauti
Questa fotografia di Marco Bartolozzi richiama, nei suoi toni tenui e nella composizione, l’estetica e la poetica di Luigi Ghirri, con un delicato equilibrio tra realismo e visione onirica. La scena è dominata da colori pastello e da una luce calda, che avvolge il paesaggio marino in una calma sospesa, lasciando spazio alla riflessione e all’immaginazione. Il mare è tranquillo, grigio, coperto da un cielo nuvoloso che appiattisce ulteriormente i colori e diffonde una tonalità uniforme e quasi ovattata. Il contrasto tra il mare d’estate e quello d’inverno è sottile ma evidente: l’assenza di presenze umane e di elementi vivaci suggerisce un paesaggio invernale, malinconico, in netto contrasto con l’idea tradizionale del mare come luogo di vita e divertimento estivo. Anche la scelta degli oggetti – una struttura di legno rovinata e una boa arancione, appoggiata su un blocco di cemento – richiama una sorta di abbandono, quasi come se fossero simbolo di un’estate ormai passata. La boa arancione, pur essendo l’unica macchia di colore vivace, appare stanca, dismessa, come se avesse perso la sua funzione originaria di oggetto di sicurezza e di riferimento.
La composizione aperta e gli spazi vuoti lasciano chi guarda a contemplare l’orizzonte lontano, quasi invisibile tra il cielo e il mare, creando un senso di infinito e di silenzio. I colori tenui richiamano quelli spesso presenti nelle fotografie di Ghirri, dove il paesaggio viene spogliato di ogni dramma, rimanendo sospeso tra il quotidiano e il metafisico. Bartolozzi sembra interessato a cogliere una “realtà alternativa” del paesaggio, una visione che si discosta dalla pura descrizione e si avvicina a un’esperienza emozionale e meditativa. Questa fotografia, quindi, non rappresenta solo un paesaggio invernale, ma anche una riflessione sulla ciclicità del tempo e sulla memoria. La spiaggia deserta, con i suoi colori morbidi e l’atmosfera di sospensione, diventa un simbolo del tempo che passa, delle stagioni che si alternano, portando con sé emozioni diverse. Se d’estate il mare rappresenta la vitalità, qui diventa un luogo di introspezione, una pagina quasi vuota dove risuonano echi di presenze passate.