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 di Fabrizio Razzauti

Questo ritratto scattato da Luciana Passaro, parte del progetto NOIdentity, esplora il tema dell’identità attraverso un gioco di ombre e luci. E’ un’opera potente che comunica il silenzio e la paura di coloro che sono costretti a nascondersi per sfuggire alla violenza e all’odio legati al proprio orientamento sessuale. Lo scatto è semplice ma estremamente forte: una figura ritratta nell’ombra, con le mani alzate, quasi a schermarsi, a proteggersi. L’immagine è avvolta in un’oscurità che suggerisce invisibilità e repressione, con solo pochi dettagli illuminati – i riccioli dei capelli, le mani, il contorno del corpo.

Questa scelta visiva non è casuale. La luce ridotta crea una sensazione di isolamento e vulnerabilità, mentre l’assenza di dettagli facciali simbolizza l’identità negata, quella “non identità” che il progetto vuole esplorare. Il soggetto non è definito, non ha un volto, come se l’anonimato fosse l’unica difesa possibile contro un mondo che giudica, perseguita, annienta. In Paesi dove l’orientamento sessuale diverso dalla norma imposta è motivo di persecuzione, la paura non è solo una sensazione interna ma una realtà costante, palpabile. Questa immagine guida lo sguardo dello spettatore verso quel lato oscuro, verso quel buio, verso quella sofferenza silenziosa di chi è costretto a vivere nella clandestinità della propria identità. È un invito a riflettere sulle storie di chi fugge dall’omofobia sistemica, di chi vive nel terrore e nell’incertezza, costretto a nascondere ogni traccia della propria verità per sopravvivere.

Il progetto di Luciana Passaro, attraverso questi ritratti, dà voce agli invisibili, a coloro che vivono in una prigione invisibile fatta di paura e vergogna imposte. È un richiamo urgente e profondo alla responsabilità collettiva di combattere l’intolleranza e difendere il diritto all’identità, un diritto fondamentale che ogni essere umano dovrebbe poter esercitare liberamente. L’immagine pur nella sua immobilità, scuote e colpisce chi guarda, spingendolo a guardare oltre l’apparenza e a confrontarsi con l’orrore dell’intolleranza e della violenza *fobica.

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