di Fabrizio Razzauti
La fotografia di Claudia Ceccherelli coglie un angolo di Napoli che solitamente rimane nascosto agli occhi di chi passa, uno scorcio a metà tra il familiare e il dimenticato. Il “lato B” della città, in questo scatto, emerge con tutta la sua forza e autenticità, restituendo un’immagine vera e cruda della vita che si cela dietro le facciate curate e le piazze affollate.
L’inquadratura è sapientemente giocata sui contrasti di luce e ombra: i toni scuri e la penombra delle scale e degli angoli meno esposti si contrappongono alla luce che filtra dall’alto, creando un’atmosfera intima e quasi sospesa nel tempo. Il bucato appeso, con i suoi panni leggeri e disordinati, è un dettaglio che racconta la quotidianità di un luogo vissuto, semplice, lontano dalle costruzioni di facciata che solitamente caratterizzano le immagini delle grandi città. Ceccherelli sembra qui voler esplorare la dimensione di un vivere umile, a tratti trascurato, che però possiede una propria bellezza segreta, un altro lato che non si svela immediatamente, ma che richiede attenzione e un occhio sensibile. La scala consunta e i muri scrostati non raccontano solo decadenza, ma anche la resistenza silenziosa di uno spazio abitato che porta le tracce del tempo e della vita, un “altrove” rispetto al centro appariscente.
In sintesi, questa fotografia rappresenta un’ode ai dettagli nascosti, un invito a guardare oltre la superficie, a scoprire ciò che si cela nelle pieghe della città. È un esempio di come, attraverso la lente attenta dell’autrice, si possa celebrare il valore estetico e narrativo di un “lato B” che, altrimenti, rischierebbe di rimanere invisibile.