di Fabrizio Razzauti
La fotografia di Giancarlo Ballo, intitolata «Senectus et Vis» richiama un profondo gioco di contrasti tra età e forza, sottolineato dall’uso delle ombre e dalla composizione minimalista. Nella scena vediamo due figure stilizzate in ombra: una più alta, dal portamento eretto e apparentemente vigoroso, e una più piccola, curva, con bastone, che richiama la fragilità.
Il titolo latino, “Senectus et Vis” (che significa “Vecchiaia e Forza”), suggerisce una riflessione sulle due fasi della vita rappresentate visivamente dall’ombra. Da un lato, la figura alta simboleggia la giovinezza, la virilità e la potenza fisica. Dall’altro, la figura più piccola potrebbe richiamare la vulnerabilità della vecchiaia o la saggezza che, pur non essendo fisicamente robusta, ha un peso simbolico e una dignità propria.
L’utilizzo delle ombre conferisce una dimensione anonima e archetipica, lasciando che i dettagli del corpo umano siano astratti in contorni, quasi ridotti all’essenziale. Questo effetto dà un senso di universalità, poiché l’identità dei soggetti è nascosta; non sono due persone specifiche, ma rappresentazioni ideali di forze opposte o anche complementari. La scena si svolge su una superficie chiara che, riflettendo la luce, enfatizza la silhouette, rendendo il contrasto visivo ancora più netto.
Giancarlo Ballo utilizza qui una composizione che richiama la filosofia esistenziale: due forme, due ombre, coesistono nello stesso spazio pur rappresentando fasi opposte della vita, invitando lo spettatore a riflettere su come forza e vulnerabilità possano coesistere e come, in ogni età della vita, ci sia un equilibrio tra ciò che si guadagna e ciò che si perde. L’immagine può anche suggerire un rapporto di protezione o supporto reciproco tra le due figure, dando simbolicamente l’idea che, con l’avanzare dell’età, la forza fisica si trasforma in forza interiore e resilienza.