di Fabrizio Razzauti
La fotografia di Aldo Cicirello è una rappresentazione poetica e visiva della dicotomia tra oscurità e luce, tra esplorazione solitaria e protezione familiare, tra il mistero dell’ignoto e la sicurezza del noto. La scena è composta con grande attenzione alla luce e alla profondità, mostrando uno spazio architettonico antico e austero, caratterizzato da archi, scale e corridoi che invitano chi osserva ad esplorare il susseguirsi di luci e ombre.
Al centro dell’immagine emergono due figure infantili in contesti opposti, rafforzando il contrasto emotivo e simbolico. A sinistra, una bambina, sola e in un abito bianco che risalta nell’oscurità circostante, si avvicina curiosa verso una piccola porta scura. Il suo gesto suggerisce esplorazione, avventura, ma anche vulnerabilità, poiché si dirige verso un’ombra che potrebbe rappresentare il mistero, l’ignoto, l’indipendenza. La sua figura è carica di simbolismo: rappresenta l’innocenza che si avvicina al mistero, la curiosità umana che ci porta ad affrontare l’incertezza e il rischio.
A destra, invece, attraverso un varco inondato di luce naturale, vediamo un padre con in braccio un bambino, che sembra guardare verso l’esterno, verso la luminosità e il mondo aperto. Qui l’atmosfera è di protezione, di accompagnamento, di guida. Il padre rappresenta la sicurezza e la continuità, la figura adulta che porta con sé il figlio verso un ambiente aperto e pieno di possibilità, lontano dall’oscurità della struttura interna.
Questa dicotomia tra i due bambini richiama riflessioni sulla crescita e sulle fasi della vita. La bambina rappresenta il momento in cui si comincia a esplorare il mondo autonomamente, affrontando paure e curiosità, mentre il bambino tra le braccia del padre simboleggia la fase in cui si è ancora strettamente protetti e guidati. La fotografia si trasforma così in una metafora visiva della transizione dall’infanzia all’età adulta, dal conforto della protezione genitoriale alla necessità di esplorare il mondo da soli, anche quando questo significa addentrarsi in zone oscure.
L’uso della luce è straordinariamente significativo: la luce all’esterno è calda, naturale, quasi invitante, simbolo di crescita e di scoperta del mondo; l’ombra interna è invece densa e avvolgente, creando un senso di intimità, ma anche di enigma e solitudine. Cicirello, con questa composizione, sembra suggerire che la vita è un continuo passaggio tra ombra e luce, tra sicurezza e avventura, e che entrambe le condizioni sono necessarie e complementari nella nostra esperienza umana.
In sintesi, questa fotografia non è solo un’immagine suggestiva di un’antica struttura, ma una meditazione visiva sulla dualità delle esperienze umane, sul viaggio dell’infanzia verso l’autonomia e sull’incessante movimento tra la protezione e la sfida, tra il noto e l’ignoto, che caratterizza il nostro percorso di crescita e di scoperta.