0586 1837847 info@extrafactory.it
Seleziona una pagina

 di Fabrizio Razzauti

La fotografia di Giacomo Casini, ritrae una piccola stazione ferroviaria deserta di notte, è una composizione che si carica di una profonda atmosfera di attesa e solitudine, giocando con l’idea di un “non-luogo” spesso anonimo e di passaggio, qui trasfigurato in una scena di sospensione e silenzio. La stazione è immersa nell’oscurità, illuminata solo da poche luci artificiali che creano un contrasto netto tra le zone illuminate e quelle in ombra. Questo contrasto conferisce alla scena una qualità quasi cinematografica, evocando emozioni di solitudine e isolamento. L’assenza di persone accentua la percezione di abbandono e di staticità: è come se il tempo si fosse fermato in questo luogo anonimo, ma estremamente familiare per chiunque abbia mai atteso un treno in solitudine. L’inquadratura statica, centrata su due panche vuote e diverse, un cestino e una tettoia ossidata dal tempo, mette in risalto l’aspetto impersonale e freddo della stazione, che però, nella notte, assume un carattere malinconico e intimo.

In questa immagine, la stazione non è solo un luogo fisico ma diventa simbolo di attesa e transizione, richiamando il tema dell’incertezza e del movimento che non arriva. È un punto di passaggio che invita a riflettere su cosa significhi aspettare, su quei momenti in cui ci si trova in bilico tra una partenza e un arrivo, tra un luogo familiare e uno sconosciuto. Di notte, la stazione sembra perdere la sua funzione principale e diventa una sorta di limbo, uno spazio quasi sospeso dove le regole del giorno non valgono più e ogni cosa è intrisa di una strana quiete.

Giacomo Casini sembra voler esplorare il potenziale narrativo e simbolico di questo luogo, trasformando un ambiente ordinario in uno spazio di introspezione e ambiguità. La stazione rappresenta così un “lato-B” della vita urbana, un luogo che di giorno è affollato e pieno di movimento, ma che di notte si svuota, mostrando una faccia diversa che invita ai pensieri.

La fotografia può quindi essere interpretata come una riflessione sull’umano, sul concetto di attesa e sul senso di transitorietà della vita. Nel silenzio della notte, ogni oggetto e ogni dettaglio — dalle panchine vuote al cartello di divieto — diventa un testimone muto di chi è passato, ha atteso, e poi è ripartito. In questo senso, la stazione diventa un luogo di memoria, dove ogni assenza è una traccia di presenze passate, richiamando nostalgia che invita a perdersi nei propri pensieri.

info e candidature per Extra Factory
Invia per WhatsApp