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Libero Varricchio | Riflessi di notte

 

21 febbraio – 8 marzo 2025

Extra Factory è lieta di presentare la mostra personale «Riflessi  di Notte» dell’artista campano Libero Varricchio, in programma da venerdì 21 febbraio a sabato 8 marzo. L’inaugurazione si terrà venerdì 21 febbraio alle ore 17.30 negli spazi di Extra in Piazza della Repubblica (angolo Pina d’Oro).

Nato a Benevento nel 1991, Libero Varricchio rivela sin dall’infanzia una forte vocazione per l’arte, che lo porterà a intraprendere studi accademici a Napoli. Successivamente, frequenta la bottega del Maestro Ferrante, dove consolida la propria tecnica e affina una pittura orientata all’introspezione psicologica dei soggetti. Il legame con la terra d’origine – permeata di fascino arcaico e magia – traspare in ogni opera, donando a ciascun dipinto un’aura di mistero.

La notte, con le sue luci e le sue ombre, è al centro della produzione di Varricchio: figure umane si stagliano su sfondi vibranti, resi con un’ attenta gestione del chiaroscuro che ne enfatizza l’emotività. Questa narrazione pittorica rivela il costante equilibrio tra il silenzio della penombra e il fervore delle luci cittadine, tra il desiderio di mostrarsi e l’urgenza di celarsi. Ne scaturisce un universo poetico, popolato da personaggi, che invitano l’osservatore a indagare le storie racchiuse nei loro tratti.

Le opere di Libero Varricchio mostrano una sorprendente capacità di far affiorare, sulla superficie pittorica, i sentimenti dei soggetti rappresentati. Luci e ombre si intrecciano in una gamma cromatica intensa, a tratti quasi cinematografica, dove il chiaroscuro non è semplice strumento per scandire i volumi, ma diviene la voce dell’inconscio. La sostanza pittorica è modellata, dando vita a spessori e rilievi che rendono palpabile l’energia creativa  dell’artista. Le figure sembrano così emergere dal buio o dissolversi nel colore, originando un moto perpetuo che cattura l’attenzione dell’osservatore.

La mostra sarà visitabile ad ingresso libero tutti i giorni fino a sabato 8 marzo con orario: 10–12 e 17.30–19.30, escluso la domenica mattina e il martedì.

Testo critico di Fabrizio Razzauti

Le opere di Libero Varricchio rivelano una sorprendente capacità di far affiorare, sulla superficie pittorica, i sentimenti dei soggetti rappresentati. In ogni dipinto è possibile riconoscere un’attenzione quasi cinematografica rivolta all’atmosfera notturna e ai suoi riflessi emotivi: luci e ombre si intrecciano dando vita a una gamma cromatica intensa, che sembra respirare insieme alla figura umana. Nei ritratti – spesso sfumati, in bilico fra visibile e invisibile – emerge la necessità di far parlare i volti più che di definirli puntualmente. Questo si traduce in un segno pittorico energico, a tratti istintivo, che enfatizza le macchie di colore su fondi scuri o saturi di luminosità elettriche, come se la tela fosse un palcoscenico dove ogni pennellata potesse richiamare, un battito o uno stato d’animo. Il chiaroscuro, non si limita a scandire i volumi ma diventa la voce dell’inconscio: la luce che sfiora i contorni e il buio che avvolge le sagome danno l’idea di una riflessione, di una ricerca continua del «sottotesto» psicologico. In alcuni dipinti si notano scene di vita urbana, volti che affiorano da cromatismi brillanti, quasi acidi, come nel caso dei verdi e dei turchesi che illuminano personaggi colti in un sorriso o in un abbandono contemplativo. In altri, invece, lo scenario risulta più intimo e cupo: un uomo immerso nella penombra, una figura che ricorda il fascino misterioso di un locale notturno, oppure un momento di concentrazione davanti alla flebile luce di un computer.

Queste situazioni rivelano la centralità dell’elemento umano che Varricchio persegue e sublima: persino nei momenti di apparente leggerezza – dove i colori si fanno quasi fiabeschi – trapela una ricerca interiore, un senso di attesa o di malinconia. Il ricorso a materie e spessori sulla superficie pittorica rafforza l’espressività: l’artista non si limita a “colorare” ma modella la pittura, crea solchi e rilievi che contribuiscono a rendere tangibile l’energia del suo gesto. Quest’energia conferisce ai ritratti un andamento cangiante, come se i personaggi stessero emergendo in quell’istante dal buio della tela, o come se fossero in procinto di scomparire. Questo “moto perpetuo” del colore mantiene alta l’attenzione visiva, invitando lo sguardo a soffermarsi sulle sfumature. Nel ciclo di opere che fanno riferimento al tema notturno, la notte non è dunque semplice sfondo, bensì uno spazio interiore, uno stato dell’essere: vi dominano intimità, turbamento, libertà, talvolta ironia. Le figure, all’apparenza vaghe e deformate dalla luce artificiale, esprimono momenti di vita che quasi sempre hanno una componente riflessiva o enigmatica. L’osservatore è spinto a interrogarsi sulle storie taciute, sul significato del sorriso di un personaggio, sulla malinconia che aleggia attorno ad un profilo appena accennato.

La forza di Varricchio sta nella sua abilità di «scolpire» l’anima dei soggetti, di restituire la complessità dell’esperienza umana catturandone i riflessi più indefiniti. L’intreccio di colori caldi e freddi, unito al gioco del chiaro e scuro, dà vita ad un universo pittorico autentico, in cui ciascuna opera può essere letta come un racconto. È in questo spazio di confine, che si colloca la produzione dell’artista: un invito a scorgere nell’oscurità la profondità e la bellezza del sentire, e a lasciarsi catturare dal potere della luce che filtra, come un riflesso, dritto nel cuore della notte.

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