da Extra Arts & Culture | 24, Lug 2024 | 2024, Fotografia, in-Ciampi di fotografia
Poesia di Nella Tarantino
L’inizio (e la fine) del mondo
Sublime, atroce, la sera ti scoprì
alla fine del tempo, all’inizio del mondo.
Sorge il paesaggio già affaticato
e stanco si confonde
e cancella sull’uniforme imprimitura della tela
un cielo di stelle spente.
Naufragio del tempo, tronco di pietra,
tu, solo, perduto disperato,
tu solo devastato
la testa tra le mani.
Inizia il mondo e dentro te finisce.
Desiderio di ripartire di risvegliarsi
di ricominciare, ma sai perfettamente
che non c’è più niente da fare
perché l’assenza è mortale,
l’assedio è un vuoto impossibile da navigare.
Nuvole di sabbia e polvere sporcano l’inquadratura,
confondono la tua figura.
Cenere e fango, materia scura.
Sommerso si perde tra nuvole di sabbia e polvere
l’amore perduto d’un uomo randagio
eroico prigioniero d’un cielo di stelle spente.
da Extra Arts & Culture | 24, Lug 2024 | Fotografia, in-Ciampi di fotografia
PREMIO IN-CIAMPI DI FOTOGRAFIA
Testo di Athos Rosini
È un immagine volutamente scorretta, un vecchio frame sfuocato e quello che vediamo è la proiezione di un ricordo sul muro della memoria. Un uomo è immobilizzato nell’istantanea, ma nella nostra immaginazione sta camminando verso la sua sera, è una sera triste perché la vita gli è stata nemica.
Motivazione del Premio
L’immagine presenta una figura solitaria che cammina quasi in maniera incerta in un paesaggio desolato e avvolto in una foschia densa quasi opprimente. Il chiaroscuro accentua il senso di malinconia e isolamento, elementi che ben si collegano alla poetica di Ciampi. Piero è noto per le sue canzoni intrise del senso di solitudine, sofferenza e riflessione esistenziale. La sua musica spesso esplora temi di amore perduto, alienazione e la ricerca di significato in un mondo indifferente. Questa fotografia, con la sua atmosfera cupa e il soggetto solitario, rispecchia perfettamente questi temi, quasi a poter essere la copertina di un album del nostro cantautore.
L’immagine potrebbe rappresentare un viaggio interiore, un percorso solitario attraverso i tormenti e le incertezze della vita. La figura sfuocata e indefinita può simboleggiare la vulnerabilità dell’essere umano di fronte alle difficoltà esistenziali.
In sintesi, la fotografia di Paolo De Falco cattura lo spirito della poetica di Piero Ciampi, evocando quel mondo di introspezione, dove l’individuo è in costante lotta con i propri demoni interiori e con la realtà che lo circonda.
Testo di Barbara Pierro
Lo scatto «È tutto un sogno» di Paolo De Falco, emerso trionfante, nella recente edizione del Premio «In-Ciampi di Fotografia», si staglia, come un emblema di complessità semantica e tensione estetica. Esso non è soltanto una fotografia, ma un’incursione nell’interiorità, un viaggio metatemporale che si tesse, tra i fili evanescenti della memoria e dell’essere.Nell’immagine si scorge una figura solitaria che, come un moderno flâneur, si addentra in un paesaggio dove la foschia non è soltanto un fenomeno atmosferico, ma una metafora ontologica del non-detto, del non-visto, dell’incompiuto. L’essenza dell’individuo, qui, si manifesta, come ombra sfuggente, una proiezione evanescente, di un’esistenza che si dissolve nell’indeterminatezza del tempo e dello spazio.
De Falco, con una maestria che rasenta il trascendente, plasma un chiaroscuro che non è mero espediente stilistico, ma diventa il veicolo di un messaggio esistenziale. Il nero e il bianco, il chiaro e lo scuro, si amalgamano ,,in una danza dialettica che non si limita a evocare la solitudine, ma la interroga, la scompone, la esalta in tutta la sua tragica bellezza. La foschia, quasi materica nella sua densità, avvolge il soggetto come il manto del destino, suggerendo un isolamento che non è solo fisico, ma esistenziale, un isolamento che, come ci insegnano i versi di Piero Ciampi, è al contempo il rifugio e la prigione ,dell’anima tormentata.
Il soggetto solitario, che emerge sfocato e quasi disciolto nel suo contesto, diventa l’archetipo dell’uomo contemporaneo, perduto, nel labirinto della propria psiche, in un percorso circolare che non trova mai, un centro stabile. L’immobilità apparente dell’uomo, cristallizzato in un attimo eterno, suggerisce una sospensione temporale che è tanto più inquietante, quanto più appare normale. Egli è in cammino verso la sera, ma questa sera non è solo la fine del giorno: è la sera dell’esistenza, la discesa nel crepuscolo di una vita che sembra aver trovato ,più ostacoli che vittorie. L’immagine si fa così palinsesto di significati, dove ogni sfumatura, ogni dettaglio parla una lingua propria. È un racconto senza parole, un poemetto visivo che evoca, allude, ma non svela mai completamente. De Falco, con un’intuizione da demiurgo, ci consegna non solo un’immagine, ma un frammento di vita, un pezzo di anima estratto dall’ombra e reso visibile solo per un istante, prima di rituffarsi nell’indicibile. L’opera si colloca, dunque, all’incrocio tra fotografia e metafisica, tra estetica e poetica, rivelando una riflessione profonda, sulla condizione umana. Come i più alti esponenti della riflessione critica, De Falco ci lascia con una domanda aperta, una sfida lanciata allo spettatore: chi è quest’uomo, che non è altro che il riflesso della nostra stessa ombra? È un sogno, o forse, è il sogno di una vita che, come quella del cantautore Ciampi, naviga tra le maree del disincanto e della nostalgia, sospesa tra la memoria e l’oblio.
In definitiva, «È tutto un sogno» non è solo una fotografia: è un atto di creazione, una meditazione visiva che trascende la forma e si radica nell’essenza stessa dell’umano, rendendola eterna nella sua fragile evanescenza.