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 di Fabrizio Razzauti

Questa fotografia è intensa e suggestiva, richiama un senso di assenza e abbandono, come se rappresentasse un retroscena della vita, lontano dai riflettori e dalle grandi narrazioni. Il pallone sospeso a mezz’aria sopra una rete da gioco in mezzo a un campo spoglio, circondato da una fitta foresta, suggerisce un momento bloccato nel tempo, un istante di gioco interrotto o mai iniziato. La mancanza di figure umane porta lo spettatore a immaginare una scena di solitudine e silenzio: un campo da gioco vuoto che forse un tempo era animato, ora dimenticato e immerso nella natura. La presenza del pallone a mezz’aria, tuttavia stravolge la narrazione: è l’unico elemento che irrompe e interrompe l’immobilità della scena, lasciando intuire un movimento interrotto o sospeso, come se fosse stato lanciato da qualcuno che non c’è più.

La scelta del bianco e nero amplifica ulteriormente il carattere contemplativo dell’immagine. La luce piatta e l’ombra marcata degli alberi dietro la rete sembrano inghiottire l’immagine in un’atmosfera quasi surreale, conferendo all’intera scena un’aura nostalgica. In questa cornice di vuoto e attesa, il pallone diventa simbolo di giochi passati, dell’infanzia, o di una giovinezza perduta, ricordando allo spettatore l’importanza dei momenti apparentemente insignificanti.

Questa immagine di Athos Rosini potrebbe anche rappresentare il rovescio di una vita piena, uno scorcio sul momento di stasi che esiste parallelamente a ogni movimento, come se tutto fosse sospeso tra il ricordo e il desiderio.

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