di Fabrizio Razzauti
La fotografia di Massimiliano Cozza cattura l’immagine di una strada cittadina vista attraverso un vetro bagnato dalla pioggia, creando un effetto di sfocatura e distorsione. La scena urbana, è dominata dalle luci sfocate di un taxi giallo e da riflessi verdi di semafori che sembrano pulsare in una nebulosa di umidità e gocce. La pioggia sul vetro trasforma il paesaggio in un’altra versione della città: non la realtà diretta, ma una versione intima e sfumata di essa, la pioggia diventa un filtro che ne amplifica il mistero e la nostalgia.
La fotografia diventa metafora di un distanziamento e di un isolamento. Le linee lasciate dalle gocce di pioggia ricordano tracce di lacrime, esprimendo forse una malinconia silenziosa, quasi uno schermo tra chi osserva e il mondo esterno. La città appare lontana e inaccessibile, e l’atmosfera complessiva è ovattata, quasi sospesa nel tempo. La pioggia può assumere il significato di una barriera o di uno specchio dell’interiorità, riflettendo lo stato d’animo di chi guarda: una persona assorta nei propri pensieri, contemplativa, che osserva il mondo in un momento di introspezione. Questa versione (B-SIDE) della città è allo stesso tempo familiare e aliena, un’immagine che si sottrae alla chiarezza e si arrende al caos naturale della pioggia. Il vetro “lacrimante” diventa così un mezzo per trasformare un paesaggio urbano in una visione quasi onirica, un invito a guardare oltre l’apparenza e a confrontarsi con il proprio lato nascosto, con il proprio mondo interiore.