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DOPPIA PERSONALE: Cinzia Argenti & Chiara Borredon.

 

2-16 aprile 2022

In un’epoca dove le regole sono dettate dalla frenesia del capitalismo con la corsa all’esaurimento delle risorse per bisogni sempre più indotti con il conseguente svuotamento/inquinamento/abbandono dei siti utilizzati, un barlume di speranzagiunge dal mondo dell‘Arte. Se, come sosteneva Kandinsky, “l’ Arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla indicando il contenuto del futuro”, esistono progetti di artisti con spiccata sensibilità all’ambiente e alla natura che inducendo alla riflessione, fanno sperare in una possibile transizione. L’Arte indaga una realtà che ostinatamente viene ignorata, stimolando riflessioni e creando mutamenti significativi e profondi, rendendo possibile un vero cambiamento. E’ interessante vedere come le due giovani artiste di Livorno che EXTRA Factory ha scelto per la prima mostra di primavera affrontano queste tematiche diversamente sia per punti di vista, sia per linguaggi espressivi usati per poi proiettare il pubblico su riflessioni comuni.

CINZIA ARGENTI. Artista, architetto, master in architettura sostenibile, inizio il mio percorso artistico nel 2013, partecipando in questi anni a mostre collettive in varie città italiane. La mia visione dell’arte sconfina continuamente con il progetto, partendo dalla lettura del contesto reale, alla ricerca di relazioni con molteplici paesaggi interiori, attraverso la sperimentazione di tecniche miste dal collage, alla fotografia digitale, al disegno, al colore.

NOx è la sigla generica degli ossidi di azoto, miscele tossiche che vengono emesse durante la maggior parte dei processi di carburazione. Questo riferimento sottintende il tema di fondo del lavoro che inizia con un’indagine fotografica dei siti industriali dell’area livornese, per ampliarsi con l’utilizzo di stralci di riviste e giornali patinati. Partendo da un frammento di mondo reale ogni opera rielabora questo elemento attraverso diverse tecniche di intervento sulla carta stampata, unendo collage, pittura e disegno. Il paesaggio industriale si fonde così con elementi pittorici e i riferimenti ad architetture inospitali e alienanti entrano in relazione con il naturale del cielo e dell’acqua o semplicemente con il colore, in un dialogo continuo tra reale e immaginato.

 

CHIARA BORREDON. Livornese di nascita ma con origini tutt’altro che toscane (e nemmeno venete, anche se il cognome lo lascerebbe intendere), classe 94, la bio di Chiara non è chiara nemmeno a lei. Inizia a fotografare sin dall’adolescenza, affinando pian piano l’arte e approcciandosi al mondo del videomaking facendo la driver per i tour di un gruppo melodic hardcore, suoi amici di vecchissima data. Si diploma all’APAB di Firenze nel 2015 mettendo finalmente nero su bianco le sue capacità, e per un po’ continua a lavorare nell’ambito della fotografia di live music. Nel frattempo lavora a molti progetti personali in parallelo, tra cui FRYG, in collaborazione con molti artisti e illustratori italiani, portata in mostra anche al Combat Comics 2017, e Pønk, dapprima progetto fotografico diventato photozine, che racchiude in foto e ritratti illustrati tutti i suoi anni nel punk rock melodico. Apre nel 2020 pre-pandemico il suo studio fotografico a Livorno, Brrchr Officina Fotografica, dove sperimenta con la fotografia e cresce nel filmmaking e nella fotografia analogica grazie a tante collaborazioni e conoscenze. Nel 2021 partecipa al Fi-Pi-Li Horror Festival vincendo il premio come miglior soggetto sci-Fi col suo corto “Space Debris”

“Ci sono più stelle nell’universo osservabile che granelli di sabbia sulla Terra; tuttavia, ci sono più atomi in un granello di sabbia che stelle nell’intero universo osservabile.” Ho letto questa affermazione la prima volta anni fa, e mi sono sentita minuscola: com’è possibile che io sia su questa piccola palla azzurra che gira su se stessa e intorno ad un’altra palla di fuoco che sta al contempo in mezzo al tutto e al niente? δΩ26 (Delta Omega 26) iniziò così, con una riflessione su quanto l’essere umano sia piccolo, ma con un ego così smisurato da sembrare infinito. δΩ26 è a tutti gli effetti una ricerca intima sull’ostinazione dell’essere umano, una riflessione sull’ironia della nostra voglia di autodistruzione. Un pensiero non convenzionale sul nostro normale vivere, che di normale non ha niente, in un universo parallelo dove noi non esistiamo più, e dove tutto quello che abbiamo lasciato è sempre lì, oramai svuotato di ogni significato, e preso in prestito da piante, rovi, natura tornata regina incontrastata di ciò che è sempre stato legittimamente suo. Un progetto per ricordarci che siamo fatti per essere dimenticati, come sabbia nello spazio.

I due progetti esposti dialogano in parallelo dal 2 al 16 aprile, tutti i giorni con orario 17-19.30 . Il venerdì e il sabato anche al mattino con orario 10-12. Inaugurazione della mostra alla presenza delle due artiste sabato 2 aprile alle ore 17.30

 

 

Photo Credits 2022 @ Sara Bertei

 

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