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I VUOTI COLORATI DI MOLTI PALLONCINI di Mario Ferrante.

Mario Ferrante a Livorno

 

17 settembre – 24 ottobre 2021

Mario Ferrante, per la prima volta in Toscana, regala una selezione della sua Arte, mostrando, con rara sensibilità e delicatezza, istanti di poesia rubati al quotidiano. La spontaneità dei più giovani, la purezza dei gesti, si riverberano in quelle del colore, dato con l’azzardo del funambolo e la sapienza del Maestro. Il mare e i personaggi del Brasile punteggiano l’esposizione, in un percorso visivo che vuol assurgere ad esperienza dell’anima. Ferrante, con i suoi squilli di luce e con la gravità delle ombre, induce lo spettatore a intime riflessioni che trascendono i soggetti rappresentati, cercando di toccare – riuscendoci puntualmente – la spiritualità insita di ogni essere umano.  Le masse di colore, gli sgraffi, gli strappi di luce e la forza dinamica impressa nelle composizioni, costituiscono la cifra stilistica del Maestro e lo inseriscono di fatto nell’empireo dei grandi maestri contemporanei.

Mario Ferrante nasce a Roma il 16 novembre del 1957. Compie i suoi primi passi di avvicinamento all’arte e alla pittura con una serie di collage materici e di graffiti, trita gessetti colorati e la grafite delle matite rinvenute in casa per illustrare i libri di fiabe dei fratelli. Sono opere già di grande suggestione naif. Nel 1961 la famiglia Ferrante si trasferisce in Brasile. Inizia per il giovanissimo artista il momento elegiaco dell’osservazione, sono gli anni dell’eos che per sempre accompagnerà i suoi lavori. Dal 1967, a San Paolo, viene avviato dai genitori presso lo studio di un artista figurativo che lo inizia agli ideali classicie all’antica tecnica della pittura ad olio. Il giovane Ferrante rivela un precoce talento nelle anatomie e nel velare. Nel 1970 la famiglia Ferrante fa ritorno in ItaliaL’artista coltiva con determinazione la propria vocazione verso l’arte percorrendo un itinerario sperimentale attraverso la declinazione di un linguaggio figurativo di ricerca. Alla fine degli anni ’70, dopo aver partecipato a numerose collettive, l’artista allestisce la sua prima personale presso il chiostro di Sant’Andrea delle Fratte, a Roma, alla quale fanno seguito numerose altre che celebrano il rinnovato spirito manierista. Le sue opere riscuotono un grande successo, dischiudendogli le porte alle committenze private e agli esclusivi circoli artistici di Via del BabuinoGli anni ’80 rappresentano per Ferrante il momento del grande fermento creativo, denso di lirismo ed intuizioni. Nascono i ritratti ispirati dalla mitologia coniugata alle modulazioni cromatiche proprie del classicismo. Dal confronto con la felice tavolozza di Echaurren e Mattaprendono vita le ricerche materiche con l’impiego di pietre, minerali vulcanici e composti di terre e vegetali. Ferrante inventa nuovi colori, nati dal pigmento di azzurrite e tritati di asfodeli e ginestre. Nel 1985, il fortunato incontro con Salvatore Colantuoni gli consente di partecipare al programma Alitalia per l’Arte e di esporre nei V.l.P. lounge dei maggiori aeroporti del mondo. Le sue opere entrano a far parte dei più importanti legati artistici transoceanici, dal Giappone e dalla Corea alle ville di Miami e di HollywoodLa popolarità improvvisa e la curiosità dello statement accademico lo immettono nell’indotto internazionale delle Gallerie Stein e Sonnabend. La ricerca avviata dall’artista fin dagli anni ’90 approda alle composizioni dei cicli metropolitani: i dipinti coniugano accostamento antropico e informale a impianto paesaggistico tradizionale. Nasce l’esperienza di“parete” mutuata dagli artisti di Corrente.  Nel 2000 due importanti esposizioni a New York – presso il National Arts Club e il Charlottesville Art Museum and Attractions – sanciscono il definitivo riconoscimento dell’artista presso le major museali internazionali. La rassegna “Maschere ed anime” del 2003, ideata da Salvatore Colantuoni e Michele De Martino per il programma Alitalia per l’Arte, viene consacrata da Massimo Duranti in un saggio veicolato sul web. La produzione di Ferrante è ormai un linguaggio in continua evoluzione, specie nella caratterizzazione del racconto. L’artista resta tuttavia defilato dalle lusinghe del mercato e dal dibattito, seguitando a dipingere, diradando le esposizioni e investendo sulla ricerca attraverso continui confronti con il Brasile e le infinite variazioni della luce a diverse latitudini. Nelle opere nate a cavallo con il nuovo millennio, il segno perde la geometria e la veemenza, il colore assume una dimensione più intima e si opera una sorta di snellimento compositivo. Le quinte delle opere diventano reali e tangibili, la composizione assume un ordito prospettico. Il ciclo di “Moving people” del 2002 è il più rappresentativo del periodo. L’artista dà avvio ad una produzione di opere fittili: macumbeire, garotos e altri soggetti che ricordano l’esperienza meditativa carioca e l’infanzia trascorsa nei meridioni del mondo. I lavori di Ferrante perdono poco alla volta la facies bidimensionale e diventano entità materiche, quasi scultoree, percorse da sole spatole e da trame nodali. Nell’estate del 2006 nasce il progetto della “Festa mobile”: una rassegna tematica itinerante che dal meridione risale la penisola toccando il Maschio Angioino di Napoli, Palazzo Venezia a Roma e il Museo Poldi Pezzoli a Milano, con la partecipazione ed il patrocinio di importanti istituzioni statali. Nel 2007 la casa dell’artista apre le porte alle scuole: gli studi di Roma e di Benevento diventano factories creative e laboratori didattici. Il ciclo delle “grandi tele” e i lavori nati a cavallo dell’ultimo lustro, dopo l’ennesimo soggiorno in Brasile, denunciano l’approdo dell’artista a nuovi linguaggi espressivi e la continua ricerca del mood compositivo. Nuovi contatti vengono avviati di mostra in mostra, sia con galleristi di fama internazionale sia con critici d’arte della nuova generazione, attraverso una serie di letture incrociate e contributi interpretativi. La ricerca di Ferrante se ne arricchisce, ma non smette di approfondire il proprio peculiare punto di vista, legato alla sintesi espressiva ed ai modelli rodati della linea astratta. La sua produzione evolve così nell’attualità, attraversando tensioni cromatiche di straordinario effetto Visivo. Dal 2012 ulteriori contatti con istituzioni museali e galleristi d’oltreoceano, generano progetti espositivi che interessano ad oggi i cinque continenti.

 

Photo Credits 2022 © Sebastian Konrad Korbel

 

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