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«Hanno distrutto le tue speranze» – © Nelita Specchierla

Testo di Fabrizio Razzauti

Una donna con un’espressione triste e pensierosa, avvolta in un maglione spesso ripresa in un momento di profonda introspezione e malinconia, con capelli scompigliati che incorniciano il viso serioso. L’atmosfera generale è cupa, accentuata dalla scelta del bianco e nero, che enfatizza le ombre e i contrasti, conferendo all’immagine un senso di drammaticità e intensità emotiva. La composizione e l’uso della luce accentuano l’essenza della vulnerabilità umana con grande sensibilità e dignità.

«Maestitia» – © Patrizia Riviera

Testo di Fabrizio Razzauti

L’immagine mostra una figura umana maschile, leggermente sfocata, in un contesto che evoca un’atmosfera surreale e misteriosa. La sfocatura e i toni in bianco e nero contribuiscono a creare un senso di movimento e indefinitezza, rendendo l’immagine quasi un’opera pittorica. L’utilizzo della sfocatura e i contrasti forti creano un’atmosfera onirica e inquietante. La figura centrale e i contorni indistinti, fanno apparire il soggetto quasi come un’ombra evanescente in un ambiente enigmatico. I confini tra soggetto e ambiente diventano fluidi e indistinti, creando un senso di vulnerabilità e transitorietà. L’uso del bianco e nero e l’alta grana dell’immagine, rendono la figura in movimento attraverso un’altra dimensione, quasi come un’ombra che si dissolve nel tempo.

«Io sono un condannato a morte come Te» – © Simona Viscioni

Testo di Vanni Pandolfi

All’interno di uno scenario metafisico una Donna sorregge e trasporta un Uomo stanco, senza forze, impossibilitato nel continuare il suo cammino, sul faticoso percorso della Vita. E’ il nostro destino, quello di essere condannati a morte, ma l’amore è sostegno, prendersi cura dell’altro, unione di forze e protezione, camminando insieme nella luce. E l’ombra sottostante le due figure testimonia la fusione in un unico essere, una nuova entità olistica che supera generi e differenze capace senza alcun dubbio di affrontare quel destino in maniera più tranquilla e sicura. 

«Mentre la nebbia scende» – © Francesco Luongo

Testo di Fabrizio Razzauti

Una figura solitaria sulla grande scacchiera della Terrazza Mascagni accentua la sensazione di isolamento e vastità. La nebbia densa che avvolge tutta la scena aggiunge un ulteriore strato di mistero e malinconia. A destra, si erge una mastodontica struttura metallica formata da una ripida scala e un tortuoso scivolo. Come abbandonata a se stessa, fuori dal tempo, eterea, aumenta il senso di mistero e di incertezza della situazione.  L’immagine è suggestiva, invita a riflettere sul senso della vita, sulla solitudine, sul mistero che circonda l’uomo e il suo posto nel mondo.

«Mi resta la tua ombra» – © Carlo Lucarelli

Testo di Fabrizio Razzauti

Una finestra semi-aperta, un cavo che scende disordinato in basso, lungo il muro del palazzo formando un’ombra sinuosa e creando l’illusione di un volto quasi a rappresentare la presenza di una persona amata che non c’è più. Diventa un’ossessione costante quella di chi guarda e vede chi ha nel cuore in ogni momento e in ogni luogo. Sarcastica l’idea che le due persone siano ancora connesse attraverso la fragilità di un cavo di un’antenna TV, ironica anche l’idea che i tratti dell’ombra possano cambiare al prossimo colpo di vento.

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